di Elisabetta Durante
Sarà Nuova Fisica? È presto per dirlo, ma l’attesa stagione delle grandi scoperte – con i suoi mescolamenti e nuovi sapori, soffici rotture e superstringhe, lampi di luce e buchi neri, simmetrie discrete e risonanze pesanti- potrebbe essere alle porte, portata dai ‘venti’ oggi in circolazione nel Large Hadron Collider del CERN.
Nello scorso novembre (mentre si tornava a parlare anche di antimateria, a dieci anni di distanza dallo storico esperimento Athena) hanno preso a girare dentro la grande macchina e a scontrarsi ad un’energia di 1,38 + 1,38 TeV * due fasci di ioni di piombo: dalle loro collisioni è venuta fuori una miriade di nuovi segnali, che ora i fisici analizzano con estrema attenzione soprattutto attraverso gli occhi rivelatori di ALICE, il più direttamente interessato, tra i 3 esperimenti ‘multi purpose’ di LHC, a queste ricerche sullo stato della materia primordiale. Mentre nel collisore si raggiungono in questa fase livelli di pressione e di temperatura più elevati di quelli delle stelle più ‘bollenti’, nel cuore di ALICE si forma una minuscola sfera centomila volte più calda del sole: una piccola replica da laboratorio della materia formatasi pochi istanti dopo il Big Bang in un Universo che non aveva ancora cominciato ad espandersi e raffreddarsi, ed era quindi caldo decine di migliaia di miliardi di gradi e più denso di un nucleo atomico. Questo, almeno, stando alla cosmogonia del Modello Standard, che la Nuova Fisica è ora chiamata a smentire o confermare.
*1 (TeV) teraelettronvolt equivale a 1.000 miliardi di ettronvolt.