Quali e quanti sono ancora i muri da eliminare per far sì che le persone possano sentirsi nel pieno dei propri diritti e delle proprie libertà, in una realtà sostenibile senza sofferenze, malattie, violenze, guerre e inquinamento ambientale? In quale misura quanti vivono nel benessere possono garantire salute, qualità sociale e pace ai popoli della fame e delle guerre? E, nell’era della globalizzazione, quali sono i muri ancora da abbattere per far sì che il diritto alla vita, ad una esistenza accettabile, venga rispettato e non si debba più assistere a donne e bambini violentati e uccisi? Cosa bisogna fare per gli anziani abbandonati a loro stessi alla fine di un percorso che la moderna medicina rende ancora più lungo, ma dove alla fine c’è, e resta, per chi ha la fortuna di averla, la famiglia?
La tutela della vecchiaia fragile è un’emergenza sociale: per l’innalzarsi dell’età media, per l’aumento delle cronicità, per l’incremento della spesa pubblica, per la crescita della povertà, per l’equità fra le generazioni, per i carichi di cura della rete parentale. In questo capovolgimento storico e socio-culturale, prima ancora che demografico-epidemiologico ed economico, fare la differenza sta a tutti noi. Servono Istituzioni efficaci ed inclusive, in grado di offrire educazione di qualità e assistenza sanitaria, eque politiche socio-economiche e protezione ambientale.
Oggi più di ieri la Carta Costituzionale all’art. 32 cita: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo ed interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti”. Ma i muri da abbattere sono ancora tanti, anche all’interno delle stesse società dell’opulenza.
In tale contesto il professionista della comunicazione deve giocare il ruolo da protagonista per informare e coinvolgere l’opinione pubblica.
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